In miniera, a ritroso nel tempo: il parco archeominerario di Rocca San Silvestro

Ha un che di magico entrare in una galleria sottoterra tra vetusti macchinari arrugginiti e uscirne, dopo una manciata di minuti e un inaspettato balzo nel tempo, proprio sotto sotto un abitato medievale.

La miniera del Temperino in una foto d'epoca (photo credit www.parchivaldicornia.it)

La miniera del Temperino in una foto d’epoca (photo credits http://www.parchivaldicornia.it)

Eppure è quello che succede se si visita il Parco Archeominerario di San Silvestro, che, come molte località sparse nelle Colline Metallifere, vanta questa affascinante commistione di antico e moderno, di pietra e ferrivecchi, di storie vissute cinquanta e mille anni fa. Posizionato nella propaggine settentrionale del territorio maremmano, tra Campiglia e San Vincenzo, il parco fa parte, come quello archeologico di Baratti-Populonia e il Museo archeologico di Piombino, del complesso dei parchi della Val di Cornia. All’interno sono conservati i resti dell’insediamento medievale di San Silvestro e ciò che resta della miniera del Temperino.

Adiacenti alla biglietteria si trovano il museo minerario e l’ingresso al percorso in miniera, fruibile con visite guidate, che consentono di capire come funzionava l’estrazione del minerale (praticata nell’area fin dall’epoca etrusca) e la vita dei minatori. Poco distante, raggiungibile con un tragitto di circa dieci minuti, si trova la stazione del trenino elettrico che consente di avvicinarsi al villaggio di San Silvestro; dominano l’inizio del sentiero delle sagome di ferro, che sembrano avanzare a fatica e indicare in direzione della miniera (opere realizzate appositamente per il parco dall’artista Dario Bartolini).

Le sagome in ferro all'inizio del sentiero

Le sagome in ferro all’inizio del sentiero

Poco prima della “stazione” del treno è situato il museo delle macchine per il trasporto e la trasformazione del minerale; come intorno al MAGMA di Follonica, qui trovano degno riposo binari e ingranaggi arrugginiti, oggi assurti al rango di suggestive sculture.

macchine

Macchinari e carrelli per il trasporto del minerale dotati di pala meccanica

In attesa della partenza del trenino giallo i visitatori possono iniziare ad ambientarsi nel mondo dei minatori entrando nel capannone-refettorio, che oggi accoglie documenti e ricostruzioni della vita dei lavoratori in miniera.

La galleria Lanzi-Temperino, che il trenino attraversa in circa venti minuti, si snoda al secondo (-1) dei cinque livelli di cui si compone la miniera e costituiva per il primo tratto un ramo di estrazione (di galena argentifera e calcopirite), avviato alla metà del XIX sec., nel quale si aprono ampi saloni e diramazioni in cui sono stati ricollocati  armature e martelli pneumatici.

Il trenino, l'ingresso alla galleria ed il panorama che si apre all'uscita, con la rocca sullo sfondo

Il trenino, l’ingresso alla galleria ed il panorama che si apre all’uscita, con la rocca sullo sfondo

La seconda parte della galleria, scavata completamente nel calcare, risale invece agli anni ’60, quando fu creata come galleria di carreggio per il trasporto del materiale dal pozzo agli impianti di frantumazione. Dalla stazione di arrivo del trenino parte il sentiero che in circa mezz’ora conduce alla rocca attraverso la macchia mediterranea, che si è pian piano riappropriata degli spazi adibiti un tempo agli impianti e alle strutture industriali.

Il villaggio spicca nel paesaggio per il suo colore bianco, dovuto al marmo con cui era interamente costruito, e che ancora oggi si estrae nella cava della valle sottostante.

rocca

Il villaggio, con la chiesa ed il frantoio

Le origini dell’insediamento, voluto dai conti della Gherardesca al fine di sfruttare le risorse minerarie del territorio, risalgono al X sec. Non una fortezza o una residenza  signorile, dunque, ma semplice centro abitato in cui vivevano, con le famiglie, i minatori impiegati nella zona. Oltre alle piccolissime abitazioni, condivise probabilmente da uomini e animali, vi si riconoscono i forni fusori, la chiesa, la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e il frantoio, in cui si produceva l’olio d’oliva utilizzato come combustibile per illuminare le gallerie. L’insediamento risulta essere stato in uso fino alla fine del XIII sec., quando fu abbandonato probabilmente per la mancanza di acqua, in un momento in cui l’energia idraulica cominciava ad essere sfruttata nei processi di produzione metallurgica.

 Il parco si visita agevolmente avendo a disposizione un’intera giornata; l’ingresso è scontato se si è già visitato un altro dei parchi della Val di Cornia e le visite guidate (miniera del Temperino e galleria Lanzi-Temperino) sono prenotate al momento ad orari prestabiliti. Anche alla rocca una guida fornisce le informazioni necessarie alla visita.